Verbi
Dopo aver già trattato il tema riguardante la copula desu, passiamo ora ad introdurre l'intero sistema verbale presente nella lingua giapponese.
I verbi sono costituiti da una radice, una desinenza e un suffisso verbale. La radice è quella parte invariabile (spesso in kanji) depositaria del valore semantico del verbo, mentre la desinenza è la parte che può variare secondo diverse possibili basi a cui vengono poi associati i suffissi verbali, determinanti delle caratteristiche formali della voce considerata.
I verbi sono costituiti da una radice, una desinenza e un suffisso verbale. La radice è quella parte invariabile (spesso in kanji) depositaria del valore semantico del verbo, mentre la desinenza è la parte che può variare secondo diverse possibili basi a cui vengono poi associati i suffissi verbali, determinanti delle caratteristiche formali della voce considerata.
食べる => TA(radice) BE(desinenza) RU(suffisso variabile) = MANGIARE
I verbi si dividono in tre categorie:
- 一段動詞 ichidan doushi "verbi a un grado": sono i verbi caratterizzati dalle terminazioni in -eru o -iru e presentanti una singola uscita, ottenibile tramite la semplice rimozione del suffisso -ru dalla forma base. Es: 食べる tabe-ru "mangiare"
- 五段動詞 godan doushi "verbi a cinque gradi": sono in sintesi tutti quei verbi non terminanti in -eru o -iru ed aventi cinque possibili uscite corrispondenti alle cinque vocali dell'alfabeto hiragana: a, i, u ,e, o. Es: 書く kak-u "scrivere"
- 不規則動詞 fukisoku doushi "verbi irregolari": する suru "fare" e 来る kuru "venire".
L'uscita del verbo è quindi rappresentata dalla diversa vocale tematica presente nella desinenza anteposta al suffisso aggiunto. Fatta eccezione per i due verbi irregolari possiamo dunque riassumere l'intero schema delle basi verbali nel seguente modo:
Vedremo come tale schema risulterà essenziale per lo studio delle prossime lezioni, nelle quali verrà mostrato come ogni singolo suffisso abbia una specifica base cui andarsi a legare.
Un verbo può inoltre presentare più suffissi tra loro concomitanti, ragion per cui ne distinguiamo quattro diverse tipologie: dapprima si inseriscono eventuali suffissi determinanti della modalità, dell'aspetto o della diatesi del verbo (condizionale, causativo, passivo ecc...), quindi si inseriscono i suffissi dello stile (piano o cortese), i quali andranno poi a loro volta a coniugarsi secondo i suffissi finali della forma (affermativa o negativa) e del tempo (passato o non-passato); seguono poi i suffissi indeclinabili (facoltativi).
食べる taberu "mangiare" => stile piano alla forma affermativa (forma base)
たべます tabemasu "mangiare" => stile cortese alla forma affermativa
食べません tabemasen "non mangiare" => stile cortese alla forma negativa
食べられません taberaremasen "non essere mangiato" => passivo + stile cortese alla forma negativa
Non esiste infine, a differenza ad esempio dell'italiano, una coniugazione del verbo a seconda della persona e del numero:
私は食べます。
Watashi wa tabemasu.
Io mangio.
田中さんは食べます。
Tanaka-san wa tabemasu.
Tanaka mangia.
Un verbo può inoltre presentare più suffissi tra loro concomitanti, ragion per cui ne distinguiamo quattro diverse tipologie: dapprima si inseriscono eventuali suffissi determinanti della modalità, dell'aspetto o della diatesi del verbo (condizionale, causativo, passivo ecc...), quindi si inseriscono i suffissi dello stile (piano o cortese), i quali andranno poi a loro volta a coniugarsi secondo i suffissi finali della forma (affermativa o negativa) e del tempo (passato o non-passato); seguono poi i suffissi indeclinabili (facoltativi).
食べる taberu "mangiare" => stile piano alla forma affermativa (forma base)
たべます tabemasu "mangiare" => stile cortese alla forma affermativa
食べません tabemasen "non mangiare" => stile cortese alla forma negativa
食べられません taberaremasen "non essere mangiato" => passivo + stile cortese alla forma negativa
Non esiste infine, a differenza ad esempio dell'italiano, una coniugazione del verbo a seconda della persona e del numero:
私は食べます。
Watashi wa tabemasu.
Io mangio.
田中さんは食べます。
Tanaka-san wa tabemasu.
Tanaka mangia.
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