Suffissi onorifici
Come già accennato in precedenza, assai comune nella lingua giapponese è l'aggiunta di alcuni suffissi detti "onorifici" a nomi propri, la cui funzione è quella di rimarcare il grado di confidenza che esiste tra il parlante e la persona a cui questo si riferisce. Si è anche precisato che tanto abituale risulta l'uso di questi da essere spesso preferibile utilizzarli persino al posto dei semplici pronomi, purché ovviamente di seconda o terza persona e mai di prima. I principali e più comuni suffissi che andremo ad esaminare sono -san, -kun, -chan, -sama, -dono, -sensei, -sempai.
Non esiste una vera e propria traduzione di questi suffissi: alcuni possono essere resi in italiano attraverso specifiche formule (come -san che può essere tradotto "signore", o -sensei come "maestro"), altri no. Alle volte può capitare di trovarli invariati nei doppiaggi o traduzioni italiane di anime, manga, film o romanzi, in quanto tradizionale caratteristica del parlato giapponese.
Passiamo ora ad analizzare approfonditamente i suffissi conosciuti:
- -SAN: il più comune, viene in genere utilizzato per esprimere una certa forma di riguardo nei confronti di estranei, colleghi di lavoro o superiori, traducibile direttamente in questi casi con l'appellativo "signor/a". Spesso può essere tuttavia utilizzato anche come semplice segno di educazione tra conoscenti non particolarmente stretti, soprattutto dai ragazzi adolescenti per rivolgersi alle proprie coetanee femmine o compagne di scuola.
- -KUN: suffisso prettamente maschile, può essere utilizzato in diversi modi: da anziani per rivolgersi a giovani; da ragazze nei confronti di ragazzi con cui non si ha tanta confidenza (mentre viceversa, come già affermato, viene utilizzato il -san); tra amici maschi adolescenti come forma di rispetto; in ambito lavorativo.
- -CHAN: viene generalmente usato tra amici e familiari come simbolo di affetto e intimità, nonostante sia molto più facile che si trovi in riferimento ad una femmina piuttosto che ad un maschio, in quanto potrebbe in questo caso risultare per lui quasi offensivo. Difficile è anche che si trovi riferito a persone adulte, a meno che queste non siano donne. Altro ampio utilizzo di -chan lo si riscontra come vezzeggiativo o diminutivo nei confronti di bambini o animali domestici.
- -SAMA: versione formale di -san, riferita a rispettabili persone di grande prestigio.
- -DONO: via di mezzo tra -san e -sama.
- -SENSEI: traducibile direttamente come "maestro", "professore".
- -SEMPAI: indica un collega di lavoro o compagno di scuola di grado o età maggiore, degno dunque di una certa rispettabilità.
E' bene inoltre ricordare che nella lingua giapponese, a meno che non vi sia grande confidenza, è raro rivolgersi ad una persona direttamente con il suo nome: farlo rispecchia infatti una forte intimità o, in alternativa, può rivelare una certa sgarbataggine. Dunque, quando si è in dubbio sul suffisso da utilizzare e al fine di evitare sconvenienti disguidi, il suffisso -san in quanto più neutro, spesso preceduto dal cognome, può in quasi ogni occasione rivelarsi come uno dei più adatti da utilizzare .
Nessun commento:
Posta un commento